”ENRICO IV” DI Luigi Pirandello
ATTO: UNICO DURATA: min. 100
Personaggi Interpreti
ENRICO IV UGO MANZINI
La Marchesa MATILDE SPINA BARBARA PELLINI
La figlia FRIDA ANNACHIARA BRESSAN
Il Marchese CARLO DI NOLLI LORENZO RICCIARELLI
Il Barone TITO BELCREDI ALESSANDRO LUTRI
Il Dottore FRANCESCO BARGI
Organizzatrice MARY PACINI
Organizzatrice SARA BIONDI
Organizzatrice SARA BERTOLUCCI
Bambina LETIZIA MANFREDI
Adattamento e REGIA SALVATORE PAGANO
Scelte Musicali: ALESSANDRO LUTRI
Tecnico Luci: CLAUDIO DI PAOLO
Tecnico Audio: EDOARDO CLERMONT
NOTE DI REGIA
La Compagnia Le Beffe Teatro, per la stagione 2011/12, presenta “Enrico IV” di Luigi Pirandello, uno dei più significativi e rappresentativi drammi del drammaturgo siciliano, inserito in quella particolare sezione di “teatro nel teatro”, che annovera capolavori come i “Sei personaggi in cerca d’autore”, “Questa sera si recita a soggetto”. “I giganti della montagna” ecc..La fama di questo testo è legata a quel concetto di follia presente in molti lavori pirandelliani come nella sua vita privata, la moglie soffri per parecchio tempo di crisi depressive che la portarono a continui ricoveri, peraltro senza grandi risultati, e forse per esorcizzarla scrisse questa come altre storie, dove, questo è uno degli interrogativi chiave della sua analisi del fenomeno, ha sempre “assolto” il presunto malato, si perché non è mai chiaro se effettivamente ci troviamo di fronte a dei personaggi alterati o no, ma forse siamo tutti presumibilmente disturbati, perché la follia è insita nell’ essere umano, che la controlla senza essere cosciente di farlo, in sintesi ci troviamo di fronte ad una “follia sana”, una parvenza di comportamento appunto normale, Ciampa propone alla moglie del principale di fingersi pazza, cosi mette a tacere le voci del paese, la signora Frola e suo genero, sempre di fronte agli altri, s’inventano mille scuse per giustificare lo strano nascondersi della loro congiunta ed Enrico IV? Si può giustificare una morte accidentale e poi dire semplicemente che si è pazzi? In una situazione estrema come quella del finale di Enrico, per parafrasare un termine giuridico, si dovrebbe fare una perizia psichiatrica che ridurrebbe la pena ma in questo caso, l’atto dell’omicidio è una liberazione dai propri demoni e quando
« ENRICO IV (fulmineamente, cavando la spada dal fianco di Landolfo che gli sta presso) Non sono pazzo? Eccoti! (E lo ferisce al ventre. È un urlo d’orrore. Tutti accorrono a sorreggere Belcredi, esclamando in tumulto)
DI NOLLI T’ha ferito?
BERTOLDO L’ha ferito! L’ha ferito!
DOTTORE Lo dicevo io!
FRIDA Oh Dio!
DI NOLLI Frida, qua!
DONNA MATILDE È pazzo! È pazzo!
DI NOLLI Tenetelo!
BELCREDI (mentre lo trasportano di là, per l’uscio a sinistra, protesta ferocemente) No! Non sei pazzo! Non è pazzo! (Escono per l’uscio a sinistra, gridando, e seguitano di là a gridare finché sugli altri gridi se ne sente uno più acuto di Donna Matilde, a cui segue un silenzio)
ENRICO IV (rimasto sulla scena tra Landolfo, Arialdo e Ordulfo, con gli occhi sbarrati, esterrefatti dalla vita della sua stessa finzione che in un momento lo ha forzato al delitto) Ora sì… per forza… (li chiama intorno a sé, come a ripararsi) qua insieme, qua insieme… e per sempre
Nello spettacolo c’è una chiosa a questo finale, che non svelerò e che forse potrà stimolare altre probabili risposte all’interrogativo di cui sopra, quelle stesse che Pirandello cercava nei suoi drammi e che non trovò mai, forse perché non ci sono risposte al mistero della vita.
Foto dello Spettacolo